Una cantina in equilibrio ‘dinamico’ tra futuro e radici
Intervista a Giorgio Santini di Broccanera
“Un buon vino è come un buon film:
dura un istante e ti lascia in bocca un sapore di gloria;
è nuovo ad ogni sorso e, come avviene con i film,
nasce e rinasce in ogni assaggiatore”
Federico Fellini
Si è tenuto lo scorso 7 luglio l’ultimo incontro in programma prima dell’estate dei “Venerdì in Paradisi”. La scelta della location stavolta è caduta su una realtà del territorio molto particolare che condivide con la nostra azienda una certa visione del mondo. Stiamo parlando di Broccanera, una cantina moderna, situata in uno dei punti più affascinanti dei castelli di Arcevia e dotata delle nuove e più attuali tecnologie al servizio della qualità del prodotto “di una volta”. Dopo un suggestivo giro della cantina e della vigna (dov’è stato realizzato un originale villaggio per fare esperienza di glamping all’interno di botti attrezzate per dormire), abbiamo partecipato a una degustazione guidata dei vini dell’azienda, impreziosita da un buffet con prodotti eccellenti e tipicità della zona. Protagonisti della serata sono stati alcuni dei prodotti di punta di Broccanera, come il metodo classico extra brut a dosaggio zero, gli ancestrali “Scosso” e “Scossa”, il “Guzzo” Verdicchio doc e l’“Asco” Marche rosso igt. Ma il vero valore aggiunto dell’evento è stato il racconto appassionato di Giorgio Santini, titolare dell’azienda vitivinicola, che ha condiviso con i presenti la sua particolare filosofia e i valori su cui si fonda il lavoro di Broccanera, che in molti casi coincidono sorprendentemente con quelli di Paradisi. Primo tra tutti il rispetto dell’ambiente e la salvaguardia della natura. “Le nostre vigne, i nostri orti e i nostri campi sono le nostre tele di pittori contadini dove esprimiamo con silenzioso garbo il nostro sentimento e il nostro rispetto per la madre terra” – sono le parole che campeggiano nella presentazione della cantina – “Il nostro vino racconta di un territorio antico, di culture millenarie e di una natura ricca. L’escursione termica, i venti da ovest, la ricchezza del sottosuolo generano situazioni uniche che esprimono note enologiche straordinarie. Produciamo i nostri vini come un dono per i nostri ospiti, come facevano i nostri nonni, che festeggiavano con le migliori prelibatezze chi li andava a trovare”.
La cantina, realizzata nel 2012, è un piccolo gioiello sulle colline ai piedi di Arcevia immerso in quattro ettari di vigneti.
Durante i lavori di costruzione, nel sottosuolo ricco di tracce del passato, sono stati trovati i resti di un’antichissima brocca nera, presumibilmente utilizzata per contenere il vino, che poi è diventato il simbolo stesso dell’azienda.
La cantina è un concentrato di tecnologia sostenibile che contribuisce a “un mondo più in armonia con la natura”. Grazie a un importante impianto fotovoltaico raggiunge in molti periodi dell’anno l’autosufficienza energetica; tutti i processi sono ottimizzati e controllati da remoto tramite una centralina computerizzata. Nonostante sia un’impresa fortemente orientata al futuro, mantiene un’impostazione molto legata alle tradizioni e alle radici “contadine” marchigiane. Grande attenzione viene prestata alle produzioni di tipo biologico a basso impatto ambientale e a metodi naturali come l’ancestrale.
Proprio in virtù di quella comunanza di principi e di quell’attenzione alla precisione e all’equilibrio dinamico che caratterizzano il lavoro di Broccanera e Paradisi, abbiamo deciso di intervistare per il nostro blog Giorgio Santini, il facitore di questa bella storia di lavoro e di amore per la propria terra.
Sappiamo che la sua famiglia è da generazioni legata al mondo della viticoltura e della ristorazione, ci racconta qualcosa sulle sue radici e sul percorso che l’ha portata a creare questa azienda vitivinicola così particolare?
Mio nonno e mio padre nel 1962 hanno avuto l’idea di creare un chiosco con pista da ballo, jukebox e campi da bocce nel monte Sant’Angelo di Arcevia, dove si recava sempre molta gente per una scampagnata alla ricerca di un po’ di refrigerio.
Dopo 10 anni, visto il movimento di persone sempre più consistente, hanno deciso di aprire il ristorante “La Baita”.
Nel ‘74 nasco io e trascorro la mia infanzia nel ristorante, dove già da piccolo servivo ai tavoli come cameriere.
Frequento il corso di cucina all’alberghiero, ma rimango sempre in sala. Successivamente conseguo l’attestato da sommelier e da assaggiatore di olio e inizio a occuparmi della vigna di mio nonno che conferiva le uve ad una cooperativa.
Visito diverse cantine in Italia e in Francia per documentarmi sui vini da proporre in sala. Nasce in me una vera passione e decido di creare una cantina nel terreno dove erano le vigne del nonno.
È così che nel 2012 nasce Broccanera.
Amore verso la natura, l’ospitalità e il territorio. Questi concetti sono molto ricorrenti nella sua narrazione. Le andrebbe di spiegarci come si traducono nella pratica quotidiana della sua cantina?
Quando parliamo di ospitalità in Broccanera ci riferiamo a un lavoro a 360 gradi che va dall’accoglienza del cliente, al sorriso sempre in bocca, al food al beverage fino al pernottamento. A questo aggiungiamo anche altre soluzioni che mettano sempre a proprio agio il cliente, come percorsi in bici o a piedi, le visita ai castelli Arceviesi e la promozione turistica.
La vostra realtà riesce a coniugare questi importanti valori ‘di sempre’ con un forte orientamento al futuro. Ci può descrivere gli elementi innovativi e tecnologici che avete introdotto nelle linee produttive e in particolare quelli a beneficio della sostenibilità come l’impianto fotovoltaico?
Sono sempre stato molto pignolo nei miei lavori e ci tengo che tutte le cose debbano funzionare ed essere funzionali. Sono per la modernità, quando comporta un risparmio sia economico che il rispetto dell’ambiente e del benessere dell’uomo. In cantina, oltre al fotovoltaico, che ci permette un risparmio medio del 50% di energia elettrica, abbiamo anche un recupero dell’acqua piovana per uso irriguo. Disponiamo di uno dei quattro impianti in Italia di recupero di anidride carbonica in fermentazione, che capta, purifica e stocca la CO2 riusandola al momento del bisogno senza immetterla in aria e senza doverla riacquistare da ditte esterne.
Broccanera aderisce al Consorzio Terroir Marche, così come alla Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti. Può spiegarci l’approccio ‘filosofico’ di queste due realtà al mondo del vino?
Noi di Terroir Marche – Vignaioli Bio vogliamo creare un nuovo rapporto con la terra. Quella stessa terra che un tempo era fronte di stenti e povertà, oggi può proporre una nuova visione dell’ambiente e dei rapporti sociali. Gli agricoltori devono porsi come difensori e non sfruttatori, dei territori e delle terre. Perché l’agricoltura riveste un ruolo fondamentale come presidio ambientale. In questo contesto si colloca la nostra visione di agricoltura organica, biologica o bio-dinamica. Non abbiamo nulla contro la tecnologia e la scienza. Ciò che critichiamo è la riduzione della vita a “macchina”, la sostituzione di ogni elemento della vita con un prodotto di sintesi da laboratorio. Per questo ci battiamo contro gli OGM che consideriamo una grande minaccia alla sensibilità planetaria.
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, invece, ha lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani nel rispetto dei seguenti criteri:
- Il vignaiolo, che coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta.
- Il vignaiolo rinuncia all’acquisto dell’uva o del vino a fini commerciali. Comprerà uva soltanto per estreme esigenze di vinificazione, o nel caso di viticoltura di montagna per salvaguardare il proprio territorio agricolo, in conformità con le leggi in vigore.
- Il vignaiolo rispetta le norme enologiche della professione, limitando l’uso di additivi inutili e costosi, concentrando la sua attenzione sulla produzione di uve sane che non hanno bisogno del maquillage di cantina.
All’origine del nome della cantina c’è il ritrovamento di una brocca nera durante i lavori di scavo prima della costruzione. Ma c’è di più. Lei ha anche sperimentato la maturazione del vino in otri di terracotta che si è fatto realizzare appositamente da artigiani locali. Ci racconta com’è andata?
Tutto nasce sempre dalla voglia di sperimentare, dalla mia tenacia e testardaggine, che mi hanno spinto a far realizzare delle anfore in terracotta dai mastri ceramisti di Fratterosa.
All’inizio, essendo una novità sia per me che gli artigiani, non è stato un percorso facile. Con il passare degli anni, tante prove e studi su esperienze simili, sono riuscito a creare un vino perfetto e pulito. Un prodotto forse unico, nella sua particolarità, molto apprezzato anche da molti chef stellati che lo hanno provato.
Le parole chiave della filosofia di Paradisi sono precisione ed equilibrio dinamico. Quanto contano questi concetti nel suo lavoro?
La precisione è un concetto che in qualsiasi lavoro conta al 90%. È il ‘motore’ con cui aziende storiche come la mia e quella di Paradisi sono arrivate a certi livelli. In questo dobbiamo ringraziare i nostri genitori che ci hanno insegnato l’equilibrio, l’umiltà e il rispetto per il lavoro, che nel mondo di oggi sembrano essere diventati optional soprattutto per i giovani.