L’AZIENDA PARADISI PREMIATA A MUCCIA COME AZIENDA SOSTENIBILE DEL TERRITORIO
È stato un primo maggio diverso quello organizzato a Muccia dalla Fim Cisl in collaborazione con e la rete Next (Nuova Economia X Tutti). Prima di tutto per la scelta della location, inusuale per una manifestazione nazionale, che ha rappresentato un segno concreto di autentica vicinanza verso una delle zone più fortemente colpite dal terremoto del centro Italia. Ciò che ha reso ancor più originale l’evento, però, è stato il focus posto su la sostenibilità sociale e ambientale delle imprese. Per questo sono state selezionate e premiate alcune aziende, tra cui Paradsi, che si sono particolarmente distinte per consapevolezza del rispetto dei lavoratori e del territorio in cui operano.
Un’ottica in cui impresa e stakeholder collaborano responsabilmente con il fine comune di costruire un futuro sostenibile e un’economia etica e partecipata. A margine della manifestazione abbiamo proposto a Marco Bentivogli, Segretario Generale Fim Cisl, la breve intervista che segue.
L’evento di Muccia del 29 aprile, organizzato dalla Fim Cisl e dalla rete Next (Nuova Economia X Tutti), ha delineato un nuovo modo di concepire la festa dei lavoratori. Emerge l’esigenza di superare conflitti e steccati ideologici, coinvolgendo tutte le parti economiche e sociali verso il fine comune di un futuro partecipato e sostenibile. L’Italia è pronta a un nuovo paradigma etico di fare impresa con attenzione verso il territorio e la comunità in cui opera?
Con il Cash Mob etico del 29 aprile a Muccia abbiamo realizzato un Primo Maggio diverso, all’insegna del lavoro solidale e sostenibile.
E’ già il secondo anno che la Fim Cisl ha tracciato un modo nuovo di festeggiare la Festa del Lavoro; l’anno scorso eravamo infatti – sempre assieme a NeXt e all’economista Leonardo Becchetti – ad Aversa, Caserta, nelle terre di Don Peppe Diana, ancora oggi infestate dalla presenza della Camorra, per premiare l’impegno di quelle aziende (come la GMA) e di quelle cooperative (come NCO – Nuova Cooperazione Organizzata) che non si fermano davanti alle difficoltà, si impegnano ogni giorno per la legalità, il rispetto e la partecipazione dei lavoratori.
Siamo convinti che il lavoro e la cultura del lavoro vadano profondamente de-ideologizzati e che il futuro sia fatto di partecipazione e di responsabilità reciproche, da parte di tutti, politica, imprese, sindacato e lavoratori. E’ per questo che abbiamo premiato alcune aziende del settore metalmeccanico (la Paradisi Srl, la Lead Time e la Schnell) che si sono contraddistinte per il rispetto dell’ambiente, l’investimento in energie rinnovabili, finanziamenti etici, per il coinvolgimento dei lavoratori e la valorizzazione della contrattazione.
Con la logica del conflitto, spesso fine a stesso, non si è utili né ai lavoratori, né alla competitività delle imprese. Oggi il nuovo paradigma non può che essere uno: fare poche cose, importanti, tutti insieme.
In occasione della festa del I° maggio sono state premiate alcune imprese che si sono distinte per le loro buone pratiche rispetto ai lavoratori e all’ambiente. La Legge di Stabilità del 2016 ha introdotto in Italia la forma giuridica di Società Benefit. Pensa che questo modello, ispirato alle B-Corp americane, possa avere un ruolo per il futuro del nostro paese?
Sono convinto che sarà sempre più importante per le aziende, anche per quelle del settore metalmeccanico, la scelta di come vengono reinvestiti i propri utili. Purtroppo abbiamo assistito a imprenditori di seconda generazione che non hanno avuto la lungimiranza e il rispetto del lavoro dei loro padri e hanno mandato in fallimento le proprie aziende. I lavoratori ma più in generale tutta la nostra società ne ha pagato le conseguenze. Ne parlo anche nel libro che ho scritto “Abbiamo rovinato l’Italia? Perché non si può fare a meno del sindacato”, edito da Castelvecchi nel 2016 e in ristampa proprio in questi giorni: “padri pancia a terra in officina, e figli pancia all’aria a Formentera”.
Ecco, questo modo di fare impresa, o società, quello secondo cui l’unico scopo sarebbe di distribuire dividendi agli azionisti, ha dimostrato che non regge, da nessun punto di vista. Innanzitutto, ripagano gli investimenti sulle persone e in innovazione. In questo direzione le Società Benefit (SB) rappresentano una evoluzione del concetto stesso di azienda, sono cioè espressione di un paradigma più evoluto: integrano nel proprio oggetto sociale, oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente.
Questo aspetto sarà sempre più importante ed apprezzato anche dai consumatori, di cui tutti noi facciamo parte. La straordinaria intuizione del Prof. Becchetti del Voto con il Portafoglio è proprio questo: premiare, tramite l’acquisto dei loro prodotti, quelle aziende che si distinguono per parametri virtuosi. Una pratica sempre più diffusa, sempre più influente sul successo di una azienda. Etica, rispetto dell’ambiente e fare impresa: sono queste le vitamine di una economia e di una società migliore.
Le forme di rappresentanza in Italia, dai partiti ai sindacati fino alle associazioni di categoria e professionali, sembrano vivere un momento di grande disaffezione da parte dei cittadini. Quali sono secondo lei le cause di questa trasformazione? Quali le ricette per riavvicinare le persone all’associazionismo e alla democrazia partecipativa?
Bisogna innanzitutto distinguere tra il reale stato di salute del sindacato tra i lavoratori che rappresentiamo e l’immagine che spesso se ne da’, fatta anche di pregiudizi. In Italia i tassi di sindacalizzazione sono tra i più alti in Europa, solo i Paesi scandinavi – con un sistema di rappresentanza molto diverso dal nostro – raggiungono livelli superiori. In particolare, il mio sindacato, la FIM Cisl ha un trend costante di crescita di iscritti da oltre 12 anni, segno che i lavoratori che entrano in contatto con noi sono contenti dell’azione sindacale che svolgiamo nei loro posti di lavoro.
Questo non significa però che dobbiamo vivere sugli allori e non metterci in discussione. Anzi, se l’immagine del sindacalista si è nel tempo offuscata, significa che degli errori sono stati fatti; in particolare non abbiamo saputo intercettare i giovani, le ragazze ed i ragazzi che oggi più che mai avrebbero bisogno del sindacato e che in molti casi non sanno neppure cosa chiederci. Spetta a noi ricreare questo legame e cambiare profondamente il modo stesso di essere e di fare sindacato. Dico spesso che la manutenzione ordinaria non è più sufficiente: servono scelte radicali, rigeneratrice e rifondative per tornare ad essere percepiti come un soggetto sociale utile, dalla parte delle persone.
E poi, diciamoci la verità fino in fondo: il sindacato ideologico, che non sta al passo con i tempi, quello che cerca di fermare l’acqua delle innovazioni necessarie con le mani, non riuscirà mai a riconquistare la fiducia di chi invece cerca soluzioni concrete ai propri piccoli e grandi problemi quotidiani. Serve invece un sindacato moderno, capace di tutelare i lavoratori quando serve ma che sia anche in grado di anticipare i cambiamenti del mondo del lavoro, soprattutto alla vigilia di Industry 4.0, senza totem o bandierine che non creano lavoro.
Un sindacato capace inoltre di recuperare un forte ruolo educativo anche attraverso iniziative come il Cash Mob realizzato per il Primo Maggio della FIM a Muccia, facendo rete con tutte quelle associazioni che condividono il nostro stesso impegno civile. Solo così saremo capaci di dare un aiuto concreto a quella nuova economia contributiva che valorizza il contributo, appunto, di tutti e che rappresenta l’Italia migliore.