Precisione ed equilibrio dinamico nelle indagini giudiziarie: il caso Mattei nella ricostruzione di Vincenzo Calia
Oltre 5000 pagine, 13 faldoni, 614 testimoni, 12 consulenze tecniche e un corposo fascicolo fotografico di circa 350 immagini. Sono questi i numeri impressionanti dell’inchiesta sulla morte di Enrico Mattei, riaperta nella metà degli anni ‘90 e conclusasi nel 2003, grazie all’operato dell’allora pubblico ministero pavese Vincenzo Calia. Il magistrato, dopo aver condotto un’investigazione certosina e minuziosa, resa ancor più difficile dai trent’anni trascorsi dalla tragica morte del fondatore dell’Eni, ha messo in luce le numerose contraddizioni delle precedenti indagini chiuse frettolosamente accreditando l’ipotesi dell’incidente aereo in luogo di quella dell’attentato.
Dalle risultanze dell’inchiesta di Calia, emerge infatti una lotta di potere politico-economico cui è seguito un deliberato e sistematico insabbiamento della verità, sopprimendo prove fondamentali e ignorando o corrompendo testimoni oculari. Il tutto sotto l’ombrello protettivo di una stampa spesso compiacente.
Le indagini medico-legali disposte dal magistrato, infatti, utilizzando le più moderne tecniche di analisi metallografiche e frattografiche, hanno accertato “segni di esposizione a esplosione derivante da detonazione di una carica sull’anello in oro” del Presidente Eni, così stabilendo che il bireattore esplose in aria a causa di una carica di Compound-B collocata dietro il cruscotto e destinata ad azionarsi non appena il carrello si aprì in posizione d’atterraggio.
Per ristabilire una verità storica che possa far giustizia su quella giudiziaria conclusasi con un’archiviazione (è stato impossibile individuare i protagonisti, i mandanti e gli esecutori materiali del delitto), tutta questa copiosa serie di documenti è stata utilizzata per la stesura del prezioso volume, edito da Chiarelettere “Il caso Mattei. Le prove dell’omicidio del presidente dell’ENI dopo bugie, depistaggi e manipolazioni della verità”, scritto a quattro mani dall’ex pm di Pavia, attualmente sostituto procuratore generale a Milano e dalla giornalista Sabrina Pisu.
Vincenzo Calia, che è stato uno dei relatori all’evento “Umiltà Attenzione Rispetto. Tre imprese, Enrico Mattei e la visione globale” tenuto lo scorso luglio alla Mole Vanvitelliana di Ancona, nel libro ripercorre tutte le fasi dell’indagine che ha squarciato il velo su uno dei più grandi misteri italiani. Per la Pisu: “le carte processuali, che sono alla base di questo libro, hanno un valore straordinario al di là degli esiti giudiziari, perché ci consegnano il nitido disegno politico-affaristico di un’epoca e le battaglie spietate di potere che si sono giocate sul corpo di Mattei […] Mattei, che voleva industrializzare e modernizzare il paese, come in parte è riuscito a fare, per renderlo capace di competere con le maggiori potenze mondiali. Un uomo orgoglioso della propria nazione, che sognava coraggiosa e ambiziosa, con un ruolo internazionale”. Per questo la giornalista ha deciso di ricordare la figura del grande imprenditore, raccogliendo un copioso quantitativo di documenti e reperti raccolti nel corso dell’inchiesta di Calia, con cui ha curato la mostra fotografica dal titolo “Il caso Mattei, 56 anni dopo, foto e documenti inediti” inaugurata l’8 settembre e che sarà visitabile fino al 25 ottobre 2018 al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo.
Si tratta del racconto delle ultime ore di Enrico Mattei in Sicilia, dalla visita a Gagliano Castelferrato, in provincia di Enna, dove ha tenuto il suo ultimo discorso, fino all’ultimo viaggio da Catania a Milano, concluso con lo schianto del suo aereo a Bascapè, in provincia di Pavia, il 27 ottobre del 1962. Istantanee raccolte e realizzate da polizia, carabinieri, agenzie fotografiche e redazioni di giornali unitamente a scatti inediti provenienti dagli archivi Eni e Publifoto insieme ad alcuni effetti personali e pezzi dell’aereo dissequestrati dal Tribunale di Pavia e messi eccezionalmente a disposizione per quest’evento.
Oltre 60 reperti fondamentali, fino ad ora conservati nell’archivio dell’Ufficio corpi di reato del tribunale di Pavia, riuniti da Calia sul disastro nel quale persero la vita, oltre a Mattei, anche il pilota Irnerio Bertuzzi e il giornalista statunitense William McHale. C’è quel che resta dell’orologio Omega “Constellation” fermo al momento dell’esplosione dell’aereo, l’anello d’oro, la montatura arrugginita degli occhiali senza lenti e la borsa ancora sporca di fango. Le fotografie esposte ritraggono le ultime ore di vita dell’Ingegnere fino ai rottami del bireattore precipitato, tra i quali il fondamentale indicatore triplo, lo strumento sul quale sono emerse le tracce dell’esplosione dell’ordigno posizionato dietro al cruscotto del Morane-Saulnier MS.760, a pochi centimetri dalla mano sinistra di Mattei. Per Sabrina Pisu, ideatrice della manifestazione: “le immagini del nostro passato più buio sono una luce accesa sulla memoria e uno scudo che ci difende da ogni pericoloso tentativo di revisionismo o negazionismo storico. Non bisogna mai smettere di divulgare e difendere i pezzi di verità che abbiamo, o meglio le ‘schegge di verità’ come le definirebbe Sciascia, per farne dei pilastri indistruttibili sui quali edificare le pagine della nostra storia e da lì continuare a indagare”.
Dottor Calia, già in occasione del nostro recente incontro ad Ancona, per l’evento “Umiltà Attenzione Rispetto. Tre imprese, Enrico Mattei e la visione globale” ha avuto modo di descrivere la complessità delle indagini, i sabotaggi, gli insabbiamenti e i depistaggi che si è trovato ad affrontare sulla morte di Mattei. Pensa che ancora oggi i tempi non siano maturi per ristabilire una verità storica definitiva su quanto accaduto a Bascapè, in provincia di Pavia, il 27 ottobre del 1962?
Non so se i tempi siano maturi, dovrebbero dirlo gli storici. Penso però che, sino a quando saranno ancora in vita molti di coloro che hanno partecipato al ribaltamento della politica di Mattei, che si poneva come obiettivo l’autonomia energetica del nostro paese, sarà molto difficile – ma non impossibile – scrivere una verità definitiva su quella tragica vicenda.
Quello di Mattei è un capitolo buio della storia del nostro paese a causa del suo tragico epilogo. Però il Presidente dell’Eni, nostro conterraneo, è riuscito con lungimiranza a industrializzare e modernizzare l’Italia, rendendola capace di competere con le maggiori potenze mondiali. Non crede che sia una figura da riscoprire, valorizzare e far conoscere anche alle più giovani generazioni?
Certo e specialmente in questo difficile momento. Con Mattei l’Italia si era lasciata alle spalle le macerie della guerra e si avviava a diventare una Paese avanzato. Enrico Mattei è stato l’uomo più potente del dopoguerra italiano, l’ispiratore di una visione modernissima dell’economia e della politica e tra i maggiori artefici della ricostruzione italiana. Purtroppo, con la sua scomparsa, fu azzerato il suo progetto industriale e il nostro Paese tornò alla dipendenza dai grandi produttori internazionali.
Il nostro Blog è dedicato alla Precisione e all’Equilibro dinamico. L’enorme mole di documenti e reperti che ha catalogato nel corso dell’inchiesta sul Caso Mattei ha richiesto sicuramente una notevole accuratezza nella raccolta e nell’interpretazione delle informazioni, così come una grande prudenza e discrezione nelle attività d’indagine che avranno certamente turbato equilibri molto delicati. Può raccontarci qual è stata la sua esperienza in tal senso?
In effetti ero consapevole di turbare equilibri molto delicati, equilibri che si reggevano sul tacito accordo di rimozione dell’assassinio Enrico Mattei. Questa consapevolezza mi aveva indotto a essere molto prudente e discreto nell’attività di indagine, evitando indiscrezioni e mantenendo il silenzio ben oltre la fine dell’inchiesta, lasciando parlare le carte e i risultati degli accertamenti tecnici.