Ricordando Sandro
Ciao Sandro,
non avremmo mai voluto salutarti così. Per tutti noi sei stato il padre della grande famiglia Paradisi di cui ci hai fatto sentire orgogliosamente parte, la famiglia dai tanti cognomi diversi che hai creato, unita anche in questo terribile momento. Hai saputo trasmetterci valori, sicurezza, serenità e fiducia, che oggi ci danno la forza per portare avanti il tuo sogno che è diventato anche il nostro.
Hai offerto ad ognuno di noi l’opportunità di crescere professionalmente ed umanamente e per questo non possiamo che dirti grazie. Pur essendo il ‘capo’ ti sei messo sempre al nostro pari insegnandoci che l’umiltà e il rispetto sono le basi per costruire dei rapporti autentici e solidi, capaci di durare nel tempo.
Ci hai sempre resi partecipi di decisioni importanti che non eri tenuto a condividere con noi; chiedevi la nostra opinione ironizzando sul fatto che in realtà avevi già deciso, poi eri sempre pronto a prendere in considerazione i nostri suggerimenti.
Ci hai aiutato a risolvere problemi lavorativi, ma cosa per nulla scontata, anche quelli extra lavorativi, venendo incontro alle esigenze di ognuno di noi.
Siamo stati felicemente contagiati dalla tua grande passione per il lavoro e questo ci darà forza per proseguire e continuare a rincorrere quell’equilibrio dinamico che hai sempre ricercato.
Grazie al tuo estro e ingegno il lavoro non è stato mai noioso, come quella volta che ci hai fatto trovare il magazzino pieno di fiori.
Ci hai lasciato un’azienda bellissima, diversa da tutte le altre, ne siamo molto fieri: limoni in zona produzione e tanti quadri alle pareti.
Grazie Sandro! Buona pedalata lassù, tra le nuvole!
I tuoi affezionatissimi collaboratori
Che diremo all’amico che dorme?
La parola più tenue ci sale alle labbra dalla pena più atroce.
E non c’è tempo per comprendere, tempo per sperare, tempo per accettare il silenzio.
Parleremo allora alla notte che fiata sommessa di un uomo giusto, buono e lieve come un arcobaleno.
Parleremo di sorrisi, ironie, sguardi che incontreremo ancora nei nostri ricordi più preziosi.
Parleremo di attenzioni e gesti silenziosi donati per alleviare altrui fatiche e sofferenze.
Parleremo di una mitezza elevata a virtù contagiosa.
Parleremo di uno sguardo limpido e vero, curioso rivolto continuamente al nuovo, ai percorsi mai battuti.
Parleremo di coraggio e tenacia, sfida permanente alle difficoltà del quotidiano.
Parleremo di umiltà e saggezza, consapevolezza e conoscenza.
Parleremo di amicizia leale e generosa, di disponibilità e altruismo.
Parleremo di tenerezza e soavità, di vicinanza e nobiltà d’animo.
Parleremo di radici recise che ricrescono nella condivisione, nella solidarietà appassionata e vera.
Parleremo del nostro cuore spezzato per sempre di nostalgia.
Parleremo di te, parleremo di Sandro senza altro parlare…
Giuliano De Minicis e gli amici della Fondazione Succisa Virescit
Silenzio.
Arrivavi in silenzio, ascoltavi in silenzio, stavi in mezzo a noi in silenzio sia che partecipassi ad un consiglio di amministrazione, ad una cena o in un viaggio… Con la tua silenziosa presenza riempivi i nostri cuori, le nostre coscienze, le nostre menti… Si, perché tu eri un uomo dai profondi valori, ricco d’amore e di sentimento sincero; ti sei donato a noi con umiltà e passione, in silenzio, quasi avessi paura di disturbare… Quando mi (ci) chiamavi chiedevi sempre il permesso, “Toni, ti disturbo, posso?” dicevi con quella tua voce morbida…sapessi quanto ci faceva piacere sentire la tua voce, le tue parole… Si, perché i tuoi consigli, le tue idee erano meravigliosi, erano profondi, erano di conforto per risolvere qualsiasi problema o per approvare qualsiasi progetto… Consigliere di “vita”, ideale compagno di viaggio, amico leale, sincero… Ora sei passato dall’altra parte… è come se ti fossi nascosto nella stanza accanto! Noi siamo sempre noi e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensaci! La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto…è la stessa di prima. Non siamo lontani, Sandro, siamo solo dall’altra parte, proprio qui dietro l’angolo. Rassicuriamoci, va tutto bene.
Grazie Sandro per averci lasciato la bellezza del Silenzio…un Silenzio Assordante.
Toni(no) Dominici
20 anni sono poco meno della metà della mia vita. E in questi ultimi 20 anni Tu c’eri.
Una presenza discreta, di cui capisci l’importanza solo se ti fermi a riflettere. Ed è questo a cui mi hai costretto, per tentare di capire come fare i conti con la tua assenza: riflettere. Riflettere su quello che stavo vivendo e provando, sui perché. Perché. Le parole, che si rincorrevano incredule, erano: “è impossibile”, “non è vero”, “non ci credo”, “perché proprio lui?”. Uno strappo al cuore, acuto ed improvviso, ci ha gettato tutti in uno sgomento che si poteva respirare, non facile da rendere a parole, e che ha toccato intensamente anche chi ti conosceva appena. Questa era la tua forza, la capacità di unire, di essere un collante tra persone e mondi completamente diversi, la capacità di tessere relazioni e parlare tutti i linguaggi, di essere contaminato da tutti. Eravamo lì a salutarti, riconoscibilmente diversi, estranei eppure uniti da un affetto silenzioso. Nell’aria non c’era solo dolore, era palpabile una insolita e rara sensazione di amore, che si è riversata sopra il cielo di Jesi. Si poteva sentire scorrere negli sguardi, nelle lacrime, negli abbracci, nella cura e nella volontà di tutti di non tradire mai tutto quello che avevi costruito. L’amore, che avevi generato con la tua vita, stava avvolgendo tutti noi, che ci stringevamo l’un l’altro per cercare di rimanere in piedi.
Chi eri, per chi non ti conosce, ma forse anche un po’ per chi pensava di conoscerti, non è scontato da afferrare. Non eri sicuramente quello che a prima vista potevi sembrare. Ti si scopriva piano piano e c’era sempre una sorpresa dietro quell’aria “mansueta”.
Dopo ore di disperazione e lacrime ci siamo ritrovati in un bar, a cercare di far mangiare un boccone a tua moglie, e nella tristezza più profonda le hanno chiesto quale musica ti piacesse per ricordarti nel giorno del tuo Addio. La risposta è stata: quella di Diodato “Che vita meravigliosa”. In quel momento ho sorriso pensando che niente spiegherebbe meglio chi eri davvero: grato alla vita e sempre pronto ad alleggerirla con saggezza ed ironia. Amante delle sfide e delle difficoltà, che ti creavi per trovare un modo per superarle. Per un attimo ti ho immaginato così, noi tristi e tu a cantare “Ah che vita meravigliosa questa vita dolorosa, seducente, miracolosa…”. L’hai vissuta assaporandone la bellezza, in equilibrio tra mille stimoli, costruendo ovunque senza dosarti, con un’energia saggia ed inesauribile che regalavi senza consapevolezza.
Proprio per questa saggezza credo che molti ti definiscano “mite”. Perché eri sempre misurato, riflessivo, perché ascoltavi più di quanto parlassi, un vero dono di questi tempi. Io invece userei la parola “appassionato”. Non ho mai visto albergare così tante e diverse passioni in un cuore solo. Dal ciclismo al design, dalla Harley all’arte, dai viaggi alla Juventus, dalla cultura di impresa alla buona tavola, la tecnologia, la meccanica, la solidarietà, i giovani. E per ogni passione la capacità, la forza e il tempo per coltivarla, con la capacità naturale di aggregare persone, differenti tra loro, attorno ad essa e condividerla con profondità e leggerezza. E noi a lamentarci di non avere abbastanza tempo per fare quello che vorremmo. Tu dedicavi tempo ad ognuna di queste passioni e stavi 12 ore in azienda, che uno si chiedeva “ma come fa?”. Eri tu, in un equilibrio perfetto tra il saper essere serio e l’essere scanzonato. Ti ho visto preparato e sempre adeguato nei ruoli di rappresentanza nel mondo industriale, ragazzina orgogliosa del suo Presidente. Ti ho visto ridere con il cappello di Bob Marley e le treccine rasta sotto il sole della Jamaica, mentre giocavamo in spiaggia a “Buco mio Buco tuo” con i ragazzi dell’animazione. Ti ho visto reinventare con fiducia il business della tua azienda, durante una crisi profonda, investendo sulle persone, convinto che, se le rispetti e le formi, ti aiuteranno a vincere le sfide che verranno. E così è stato.
Abbiamo riso insieme fino a piegarci, alle barzellette di Tonino, sulle decine di pullman che ci portavano a scoprire le aziende da cui imparare nel mondo. Tonino e Sandro, Sandro e Tonino, ovunque insieme, tuo fratello di cuore. Poter ascoltare fin “da piccola” i vostri confronti è stato il mio imprinting e ha segnato il modo con cui oggi vedo il mondo. Ti ho visto festeggiare i tuoi 60 anni, sorpreso e grato come un bambino, a cantare “Caterinella” con alla chitarra un tuo amico di infanzia e intorno l’amore e il coro di amici vecchi e nuovi. Una festa a sorpresa indimenticabile, organizzata per te dalla famiglia più bella che io abbia mai conosciuto, con le tue figlie a depistarti, quelle “monelle” che solo a nominarle ti luccicavano gli occhi. Ti ho visto, innamorato dei “trucioli”, mettere piante di limone in officina e raccontare la tua Azienda con una capacità di visione rara in questi territori. Ragionavamo già sul cambio culturale che sarebbe dovuto avvenire in questa nuova decade, “perché l’evoluzione di un’azienda avviene in 10 anni”, dicevi, e questo è il momento di iniziare.
E ti ho scarabocchiato la faccia con le matite bianche e nere per la finale di Champions della Juve, festeggiando non la vittoria, ma la vita, in mezzo a un campo di grano. E poi ancora ti ho visto raccogliere fondi per ricostruire una scuola per i bambini colpiti dal terremoto, investire nel restauro di opere d’arte, incoraggiare i giovani creando un rapporto sano e generoso con la Scuola.
Sei riuscito a dare un altro senso alla parola “Lavoro”, perché non hai “bilanciato” la vita con il lavoro, li hai integrati. Lavorare può significare nutrire relazioni di amicizia, che si mischiano con la famiglia e ne diventano parte. Lavorare può significare pensare a restituire valore al territorio che ti ospita, avere cura dei più deboli, credere e investire nei giovani, rispettare le persone che collaborano con te. Lavorare è un modo per crescere, evolvendo verso la versione migliore di sé.
Eri un punto di riferimento importante per me, per ogni consiglio, progetto, idea. Parlavo di te e della tua azienda ovunque, orgogliosa di far conoscere la tua storia. “Sandro, facciamo un evento?” “Sandrino, ti porto in visita un cliente” “Sandro, ho scoperto una cosa nuova, una figata, la dobbiamo fare!”. E tu curioso, entusiasta, generoso e disponibile mi dicevi sempre sì.
Eri un amico piacevole per ogni vacanza, girata, “magnata”, partita. Io e Ale a tramare alle tue spalle le prossime mete, facevamo alte strategie per portarti dove volevamo noi. E tu amorevolmente cedevi e si correva in Agenzia a prenotare. Se guardo avanti, vedo tutti appuntamenti, iniziative, partenze in cui saremmo stati insieme e mi sento triste, impotente, arrabbiata, un po’ persa. Ma a questa rabbia per un profondo senso di ingiustizia si alterna la consapevolezza di non poter sprecare una vita così “meravigliosa”, di doverne trarre insegnamento, trovando modi per trattenerti più possibile con noi.
Mi rendo conto di essere stata fortunata ad incrociare il tuo cammino così presto nella vita. A te e a poche altre persone speciali, illuminate e un po’ matte come te, devo la mia sete di imparare, la curiosità di scoprire mondi diversi, la capacità di annusare venti nuovi, l’amore per la contaminazione, per la cura delle relazioni, la voglia di restituire, il rispetto per le persone, la visione del “business” come strumento per generare valore per tutti.
Nei giorni in cui ti dicevamo addio ho visto piangere come bambini uomini forti e maturi, già apparentemente forgiati dalla vita. Ho ammirato la dignità della tua famiglia e la forza delle tue figlie ed ho pensato a quanto saresti stato orgoglioso di loro. Ho abbracciato tanto, come a volergli curare le ferite, l’amico che ha tentato di salvarti quella domenica mattina. E mi sono sentita sorprendentemente vicina ad un tuo amico di infanzia, Peppe, conosciuto festeggiando i tuoi 60 anni e purtroppo incontrato di nuovo solo in questa triste occasione. Eravamo poco più che due estranei, ma per tutto il tempo mi ha guardato come se potesse leggermi il cuore. Durante la messa mi ha toccato l’anima dicendomi improvvisamente: “Tienilo stretto tutto questo amore che provi, non lo lasciar disperdere mai”. Forse non lo sapevo nemmeno io quanto fossi importante nella mia vita, ma so con certezza che mi hai lasciato un’eredità morale e umana preziosa. Una eredità da nutrire. Di certo hai trovato l’ultimo modo per farmi crescere.
Antonella Cipollone
“Ciao Sa’, ti disturbo?”
“No, dimme dimme”
Di solito cominciavano così le nostre telefonate, brevi o infinite che fossero, ma sempre allo stesso modo.
Quella voce rassicurante anche nel rimprovero, unita al gusto del morso dell’ironia e il sorriso accogliente sono stati, insieme a un milione di ricordi, una costante nella nostra vita.
Sandro c’è.
Sandrino come lo chiama Tonino amava il significato delle parole e delle combinazioni tra le parole. Siamo stati entrambi orfani giovani di padre imprenditore. Era un segno distintivo e di comprensione di chi per forza deve crescere prima.
Questo comune destino ci ha uniti subito quando ci conoscemmo una ventina di anni fa. Da lì è partito tutto.
Un Fratello maggiore. Il Fratello Maggiore.
Nelle parole chiave Sandro ha costruito un’esistenza iconica e straordinaria.
Oggi Amore e Dolore si sono fusi in un quadro unico, un’immagine diversa e particolare, sola, come amava lui quando diceva: “e ade’ que ce inventamo?“
Testimonianza di come fosse sempre col cervello rivolto in avanti.
Già … E Ade’ que ce inventamo?
Non c’è invenzione che possa lenire questo dolore.
La parola che oggi, più di ogni altra, racchiude ogni significato è eredità.
Ma va ben oltre il suo significato materiale.
La sua eredità è la testimonianza e il valore morale, sociale ed educativo che lascia ai suoi cari e alla sua comunità.
Sandro ha piantato radici profonde e ha lasciato tracce indelebili del suo passaggio in questo mondo.
Siate creativi, differenti, gentili e Amate il luogo dove vivete.
Fate sbagliare i giovani, solo così apprenderanno.
Aiutate in silenzio, godete della bellezza e dell’amicizia.
Cercate di capire quanto diverso e bello è il mondo intorno a voi.
Questo è il lascito morale di Sandro perché quel che ha seminato ha già prodotto frutti preziosi di umana bellezza che ci consegnano la responsabilità di perseverarne l’esempio.
Bisogna fajela!
Alberto Trevisan
Carissimo Sandro, ti scrivo, a nome anche degli amici e colleghi della comunità scientifica, imprenditoriale e sociale con cui ho condiviso e condivido progetti che hanno al centro l’imprenditorialità civile, l’eccellenza imprenditoriale, la responsabilità sociale, di cui sei stato e sarai sempre testimone illuminato. In particolare, penso ai colleghi dell’Ateneo di Urbino che solo poco tempo fa, lo scorso dicembre, erano con me ad apprezzare la tua testimonianza e quella di Paradisi Srl presso la sede di Fano dell’Università degli studi di Urbino, assieme agli amici Tonino Dominici e Giuliano De Minicis, così come agli amici del gruppo diocesano di Pesaro per la Pastorale Sociale del lavoro (Alessandra Selci Parpajola, Gennari Maurizio, Giampietro Scavolini, Elisabetta Righini) con cui ho condiviso la tua calorosa e autentica accoglienza ed intensi momenti in Paradisi Srl lo scorso settembre all’evento Econumanità e presentazione del report integrato.
Tutte persone, che, come me, hanno avuto l’onore e il piacere di conoscerti e di “camminare un po’ assieme a te” condividendo alcuni dei tanti progetti che hai saputo suscitare e alimentare.
Ora rivolgo ai tuoi cari, a partire da tua moglie Alessandra, tua sorella Tiziana, dalle meravigliose figlie Emma e Gaia, che ho incontrato in occasione della tua preziosa testimonianza a Fano, e che abbraccio con affetto, e a tutta la comunità dell’azienda Paradisi, la mia vicinanza nella preghiera, per condividere il grande dolore della tua partenza verso una nuova dimensione di vita.
Domenica prossima, nel piccolo Santuario Mariano di Trebbio dove vivo, la mia comunità ti ricorderà nella preghiera.
Il tuo cuore di uomo e imprenditore continua a battere e scaldare il cuore e la mente di chi ti ha conosciuto, e come me si sente responsabile nel continuare a diffondere l’insegnamento che hai saputo trasmettere, dando forma e sostanza a progetti in cui il bene per le persone e la comunità sono sempre al centro.
Grazie Sandro, per la gioia, l’entusiasmo e l’apertura fiduciosa che solo le persone buone, come te, regalano.
Mara Del Baldo